Nel lago di Bolsena, è stata effettuata una eccezionale scoperta, che ha portato alla luce un vero e proprio tesoro: di cosa si tratta.
Nei fondali del lago di Bolsena sono stati ritrovati diversi reperti di importanza archeologica e storica eccezionale. I ritrovamenti, inoltre, sono stati effettuati con la Guardia di Finanza. In totale, sono stati ritrovati ben 150 vasi molto antichi. Scopriamo, dunque, insieme cosa è emerso dalle profondità del mare.
Importanti scoperte nel Lago di Bolsena
Sono emersi dal sito sommerso del Gran Carro, diversi oggetti votivi e vasi in terracotta, nonché statuette d’argilla che hanno un valore storico e culturale molto elevato. La scoperta, effettuata con la Guardia di Finanza, rappresenta un importante ritrovamento che riguarda, dunque, il lago di Bolsena.
In totale, dalle profondità del mare sono emersi i 150 basi e tantissimi oggetti di diversa natura che saranno poi sottoposti ad una analisi approfondita al fine di attribuire loro una datazione e un livello di importanza, dal punto di vista culturale.
Il progetto è stato sostenuto mediante i fondi stanziati dal PNRR: gli oggetti, ritrovati sul sito, sono in ottimo stato di conservazione e, pare, siano stati realizzati alla prima età del ferro, ossia tra il decimo e il nono secolo a.C.
Gli oggetti ritrovati in fondo al mare
Tra gli oggetti ritrovati nei fondali marini, si annovera anche una statuetta votiva dalle caratteristiche femminili che, in sostanza, con molta probabilità, rappresentava il tempo, un oggetto di culto realizzato in argilla.
Acquista, si aggiunge anche un cavallino in terracotta che era utilizzato, a livello domestico, come oggetto votivo, proprio come la statuetta di cui sopra.
Dai primi rilevamenti, dunque, pare che quest’ultimo rappresenti un esempio di carro solare, ossia una espressione del culto del sole, che risalerebbe, in sostanza, al periodo protostorico.
Scoperte, dunque di una certa importanza, che sono state effettuate grazie al lavoro meticoloso e impegnativo dei sommozzatori della Guardia di finanza che hanno collaborato alle operazioni di ricerca, attuate dal personale della Soprintendenza archeologia belle arti e paesaggio per la provincia di Viterbo e per l’Etruria meridionale, sotto la supervisone di Margherita Eichberg.
Dopo la scoperta di questi oggetti, dunque, il sito è stato messo sotto controllo, al fine di evitare che, eventuali predatori, possano distruggere o quantomeno rubare questi importanti reperti che potrebbero fruttare loro ingenti somme di denaro.
Dal giorno della scoperta, dunque, la vigilanza è stata massiccia, soprattutto nelle giornate di apertura al pubblico del sito, al quale sono arrivati tantissimi visitatori, incuriositi da quanto emerso dai fondali di questa zona, diventata, a tutti gli effetti, un sito archeologico inabissato nelle acque.