Brutte notizie sul fronte delle pensioni: coefficienti di trasformazioni più bassi nel 2025. Il tutto si tradurrà in perdite di quasi 400 euro.
Il 2025 inizierà tra poco più di un mese e tutti ci chiediamo che cosa ci riserverà. Sul fronte previdenziale, purtroppo, ci porterà cambiamento opposti rispetto a quelli che la maggior parte di noi vorrebbero. Purtroppo il Governo di Giorgia Meloni, per mancanza di sufficienti risorse economiche, non ha potuto cancellare la legge Fornero.
Di conseguenza, anche nel 2025, per accedere alla pensione di vecchiaia sarà necessario avere almeno 67 anni e non meno di 20 anni di contributi. In alternativa si potrà uscire dal lavoro anche prima di aver spento 67 candeline sulla torta ma solo a patto di avere almeno 42 anni e 10 mesi di contributi. O 41 anni e 10 mesi nel caso delle lavoratrici donne.
Ma non è questa la notizia peggiore: nel 2025 gli assegni dell’Inps saranno più bassi. Prepariamoci a perdite di quasi 400 euro. la ragione di questa penalizzazione? Cambieranno i coefficienti di trasformazione: nel 2025 i coefficienti di trasformazione saranno più bassi rispetto a quelli attuali.
Pensioni: coefficienti di trasformazione più bassi nel 2025
Cattive nuove sul fronte delle pensioni: nel 2025 i coefficienti di trasformazione cambieranno. E cambieranno in peggio visto che saranno più bassi di quelli attuali. Coefficienti di trasformazione più bassi significa una sola cosa: pensioni più basse. prepariamoci a perdite di quasi 400 euro.
I coefficienti di trasformazione sono un fattore essenziale quando si parla di pensione: essi contribuiscono a determinare l’importo dell’assegno previdenziale che una persona riceverà quando smette di lavorare. Nel 1996, infatti – in seguito all’entrata in vigore della riforma Dini – è completamente cambiato il modo in cui viene calcolato l’importo della pensione.
Fino al 31 dicembre 1995 le pensioni venivano calcolate con il sistema retributivo che prendeva come riferimento la media degli ultimi stipendi percepiti dal lavoratore. Dal 1996 in poi, invece, le pensioni vengono calcolate con il sistema contributivo: l’insieme dei contributi versati durante tutta la carriera lavorativa viene moltiplicato per un numero che aumenta con l’aumentare dell’età anagrafica del soggetto. Quel numero si chiama coefficiente di trasformazione.
Va da sé che se il coefficiente di trasformazione si abbassa, si abbasserà anche l’importo della pensione che ci verrà corrisposta dall’Inps. Nel 2025 i coefficienti di trasformazione subiranno una decrescita compresa tra l’1,5% e il 2,18%. E questa penalizzazione resterà in vigore anche per tutto il 2026. I coefficienti di trasformazione vanno da 57 fino a 71 anni e, come spiegato sopra, aumentano con l’età anagrafica del soggetto che va in pensione.
Quest’anno, chi è andato in pensione a 57 anni, ad esempio, ha avuto un coefficiente di trasformazione del 4,270%. Chi andrà in pensione nel 2025 o nel 2026 sempre a 57 anni, avrà invece un coefficiente di trasformazione del 4,204%. La situazione peggiora mano a mano che si sale con l’età anagrafica. Infatti chi è andato in pensione nel 2024 a 67 anni ha avuto una pensione calcolata con un coefficiente di trasformazione del 5,723% che, per i prossimi due anni, verrà portato al 5,608%.
In termini pratici questo significa che chi andrà in pensione nel 2025 o nel 2026 avrà un assegno più basso di chi ci è andato quest’anno. Nello specifico, secondo i calcoli, chi il prossimo anno andrà in pensione a 67 anni avrà una pensione annua più bassa di ben 345 euro.