Alla morte di un pensionato la sua pensione passa agli eredi diretti sotto forma di reversibilità: chi riceve il 100% e in quali casi?
Quando si parla di pensione di reversibilità si fa riferimento al trasferimento della pensione diretta di un defunto nei confronti dei suoi eredi. In altre parole, alla morte di un pensionato i contributi versati in vita vanno a costituire la cosiddetta pensione di reversibilità nei confronti dei suoi eredi.
Questa misura è dunque a tutti gli effetti una forma di contributo previdenziale, poiché dipende dai contributi versati in vita dal lavoratore. La pensione di reversibilità ha lo scopo di preservare le condizioni economiche della famiglia a cui il defunto contribuiva.
Viene dunque erogata nei confronti dei suoi eredi diretti, in particolare al coniuge superstite, ai figli e poi a genitori o fratelli e sorelle. La reversibilità viene erogata secondo una scala di preferenza, per cui solo in assenza di coniuge e figli gli eredi di grado successivo potranno riceverla.
La reversibilità al 100% spetta solo in questi casi: scopri se ci rientri
Inoltre bisogna considerare alcuni requisiti economici per poter accedere alla reversibilità. E secondo voi è finita qui la questione? Purtroppo no, poiché oltre agli elementi sopra elencati bisogna aggiungere anche la questione delle aliquote.
La pensione di reversibilità, infatti, viene erogata in percentuali diverse ai vari eredi e solo in alcuni casi essa corrisponderà al 100% della pensione del defunto. In particolare la reversibilità al 100% verrà erogata nei confronti del coniuge in presenza di almeno 2 figli. Al coniuge spetta infatti il 60% della pensione mentre ai figli il 20% ciascuno.
Ne consegue che coniuge + 2 figli potranno ottenere il 100% della cifra. In assenza del coniuge, i figli del defunto riceveranno la reversibilità al 100% solo se sono almeno 3, mentre ne otterranno il 70% e l’80% rispettivamente in caso di figlio unico o 2 figli.
L’ultimo caso in cui la reversibilità può arrivare al 100% è in assenza di coniuge, figli e genitori. In tal caso eventuali fratelli o sorelle otterranno il 15% ciascuno di reversibilità, fino ad arrivare al 100% in presenza di almeno 7 fratelli o sorelle.
In ultima analisi è necessario fare delle specifiche. Per conservare intatte queste quote di reversibilità, infatti, vi sono dei limiti reddituali da rispettare. In particolare la presenza di altri redditi oltre alla reversibilità potrebbe comportare una riduzione della pensione. Solo fino a 3 volte il trattamento pensionistico minimo essa rimarrà intatta, vale a dire per un reddito annuo di massimo 23.579,21 euro.