Nessuno te lo dice ma c’è un trucchetto molto semplice per smettere di lavorare già a 61 anni e non aspettare fino a 67. Vediamo cosa bisogna fare.
Per il 2025 ben poco cambierà sul fronte delle pensioni. Il Governo Meloni, infatti, per il prossimo anno ha preferito non introdurre nessuna nuova misura di pensione anticipata e la legge Fornero, per il momento, non potrà essere cancellata in quanto abolirla rischierebbe di compromettere la stabilità del sistema previdenziale italiano.
Pertanto, per accedere alla pensione di vecchiaia, anche nel 2025, sarà necessario soddisfare contemporaneamente tre requisiti:
- avere almeno 67 anni;
- avere almeno 20 anni di contributi;
- aver maturato un assegno uguale o superiore all’importo dell’assegno sociale.
In alternativa si potrà optare per la pensione anticipata ordinaria la quale, tuttavia, si rivolge solo a chi ha almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (o 41 anni e 10 mesi nel caso delle donne). Eppure c’è un modo davvero semplice per riuscire a smettere di lavorare già a 61 anni anche se i contributi non sono moltissimi. Un modo di cui, però, nessuno parla.
Ecco come smettere di lavorare a soli 61 anni con pochi contributi
La maggior parte di noi, per accedere alla pensione, dovrà attendere di aver compiuto 67 anni. Anzi: tra qualche anno 67 anni potrebbero non bastare più in quanto, per adeguarsi all’allungamento della vita media, l’età per andare in pensione potrebbe ancora aumentare. Che fare per lasciare il lavoro con qualche anno di anticipo anche se gli anni di contributi non sono tanti? Un modo c’è!
Come anticipato, per il 2025, il Governo di Giorgia Meloni non ha introdotto nessuna nuova misura di pensione anticipata. Tuttavia ha riconfermato tutte le misure che già esistevano tra cui Ape sociale. Ape sociale consente di accedere alla pensione ad appena 63 anni e 5 mesi con solo 30 anni di contributi. In pratica si può beneficiare di uno sconto sull’età di quasi 4 anni con un requisito contributi abbastanza basso se confrontato, ad esempio, con Quota 41 o con Quota 103 che richiedono di avere almeno 41 anni di contributi.
Ape sociale si rivolge solo ad alcune categorie:
- caregiver;
- lavoratori con invalidità pari o superiore al 74%;
- addetti a lavori usuranti;
- disoccupati.
Pertanto se una persona perde il lavoro non per sua volontà a 61 anni e ha almeno 28 anni di contributi, può prima beneficiare della Naspi per due anni – e in questi due anni gli verranno erogati i contributi figurativi utili alla pensione – e poi, subito dopo, accedere alla pensione con Ape sociale.
Si ricorda che Ape sociale ha qualche piccolo limite: l’assegno previdenziale può arrivare fino ad un massimo di 1500 euro al mese, non è reversibile, non è soggetto alla rivalutazione annua delle pensioni e non sono previste né tredicesima né quattordicesima. Inoltre con Ape sociale non è possibile tornare a lavorare come dipendente: ammesso solo il lavoro autonomo occasionale fino ad un massimo di 5000 euro l’anno. Tutti questi “paletti”, però, verranno meno al compimento dei 67 anni.