Ci sono due possibilità che permettono di anticipare la pensione, entrambe hanno requisiti precisi sull’anzianità contributiva.
Si tratta della Quota 103 e la pensione anticipata. Il lavoratore prossimo alla pensione, deve fare un’attenta valutazione di cosa gli conviene.
Per uscire dal lavoro con la Quota 103 bisogna avere 62 anni compiuti e un’anzianità contributiva di 41 anni, mentre per la pensione anticipata è richiesta un’anzianità contributiva di 41 anni e 10 mesi per le donne, e 42 anni e 10 mesi per gli uomini.
La pensione Quota 103 permette di uscire dal lavoro a 62 anni con un’anzianità contributiva di 41 anni senza differenza tra uomini e donne. Questa misura anche se permette 5 anni di anticipi, presenta delle criticità. In effetti rispetto alla pensione anticipata presenta delle penalizzazioni significative sull’importo dell’assegno.
La Quota 103 è calcolata interamente con il sistema contributivo, e riduce l’assegno di molto per chi ha iniziato a lavorare prima del 1996. Inoltre, l’assegno può essere al massimo di quattro volte l’assegno sociale INPS, fino a quando non si raggiunge l’età pensionabile di 67 anni. Nel 2024, l’assegno con Quota 103, non può superare 2.271,76 euro.
Questa misura pensionistica prevede delle finestre mobili che scattano dalla maturazione del requisito alla decorrenza della pensione. Le finestre sono sette mesi per i dipendenti del settore privato e nove mesi per i dipendenti del settore pubblico.
La pensione anticipata non prevede il calcolo dell’assegno con il sistema contributivo, quindi, non è penalizzante. Però, prevede una finestra di tre mesi dalla maturazione del requisito alla decorrenza della pensione.
Le lavoratrici che hanno un’anzianità contributiva di 41 anni e si trovano nella condizione di accedere alla Quota 103, devono valutare bene la convenienza. Per la maggior parte delle lavoratrici, conviene lavorare altri dieci mesi e accedere alla pensione anticipata con 41 anni e 10 mesi di contributi a prescindere dall’età anagrafica.
Inoltre, esiste anche un’altra forma pensionistica che permette di uscire dal lavoro con 41 anni di contributi, ma prevede requisiti stringenti. Si tratta di una misura destinata ai lavoratori precoci che si trovano in una delle quattro tutele (caregiver, invalidi, disoccupati, mansioni gravose). Per lavoratori precoci si intendono coloro che hanno maturato almeno un anno di contributi (52 settimane) prima del compimento del diciannovesimo anno di età.
In riferimento ai lavoratori che svolgono mansioni gravose, la normativa prevede 15 categorie di lavoratori e l’attività deve essere stata svolta almeno sei anni negli ultimi sette anni di attività come lavoratore dipendente. In alternativa, devono essere lavorati sette anni, negli ultimi dieci anni di attività lavorativa o almeno la metà della vita lavorativa.
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