L’omesso versamento Iva potrebbe non essere giudicato più un reato, così da poter evitare problemi per il responsabile, ecco come questo può accadere.
Pagare le tasse, come sappiamo bene, rappresenta un dovere per ogni cittadino se vuole essere in regola e non andare incontro a problemi. In questi casi, infatti, c’è il rischio concreto che la cifra possa lievitare a causa di interessi e more, anche se spesso chi agisce in questo modo lo fa perché è in difficoltà e non sa bene come gestire ogni spesa. Esistono però delle voci che sono però pù importanti delle altre e che non dovrebbero essere mai “dimenticate” se si vogliono avere conseguenze ben più gravi, come è il caso dell’omesso versamento dell’Iva.
In passato questo era considerato un vero reato, che portava inevitabilmente a macchiare la propria fedina penale anche per chi si è sempre comportato in modo corretto. Ora non è più così, grazie al decreto legislativo 87 del 2024, conosciuto come decreto Sanzioni, che ha introdotto novità davvero sostanziali in questo ambito, che potranno rappresentare una boccata d’ossigeno per tanti contribuenti.
Pagare le tasse per un libero professionista è un dovere, anche se a volte per essere in regola è necessario fare sacrifici non da poco. Chi si trova in difficoltà potrebbe non farlo, provando a verificare in prima persona quali possano essere le conseguenze in caso di omesso versamento iva. Innanzitutto per saperlo è necessario sapere cosa si intenda con questo termine: si fa infatti riferimento a quando non si versa del tutto, ma anche in parte, quanto previsto per l’Imposta sul Valore Aggiunto in sede di liquidazione mensile, trimestrale o in dichiarazione annuale IVA.
Qualora non si sia provveduto a saldare quanto previsto scatta una sanzione amministrativa, che può diventare penale se l’irregolarità riguarda una cifra elevata (non si fa riferimento evidentemente a poche centinaia di euro). Ulteriori chiarimenti a riguardo arrivano da quanto indicato dalla legge in vigore: “È punito con la reclusione da sei mesi a due anni chiunque non versa, entro il 31 dicembre dell’anno successivo a quello di presentazione della dichiarazione annuale, l’imposta sul valore aggiunto dovuta in base alla medesima dichiarazione, per un ammontare superiore a euro 250.000 per ciascun periodo d’imposta”.
Le condanne per questo genere di comportamenti non sono mancate, anche se spesso si riferivano a grosse aziende, nonostante avessero provato a difendersi sottolineando che il loro omesso versamento Iva fosse dovuto alla mancata liquidità a causa di alcuni committenti che non avevano dato quanto loro dovuto. Il decreto Sanzioni di cui abbiamo parlato può essere invece un importante lasciapassare per diversi imprenditori che possono essere in difficoltà. così da evitare che si possa andare incontro a situazioni che possono pregiudicare la libertà del responsabile.
“I reati di cui agli articoli 10 bis (mancato versamento ritenute in qualità di sostituto di imposta) e 10 Ter (omesso versamento Iva) non sono punibili se il fatto dipende da cause non imputabili all’autore sopravvenute, rispettivamente, all’effettuazione delle ritenute o all’incasso dell’imposta sul valore aggiunto” – si legge in una sentenza emessa recentemente dalla Cassazione.
L’Agenzia delle Entrate sarà così considerata creditore dell’azienda, ma almeno nel primo periodo non ci saranno sanzioni per l’imprenditore coinvolto.
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