La tradizione enogastronomica laziale è di vasta portata e ci sono tantissime prelibatezze che vale la pena assaggiare
Nel Lazio il paniere regionale è ricco di produzioni locali che arricchiscono sempre di più l’offerta per tutti. Dalle produzioni del territorio all’agricoltura e la gastronomia, è sicuramente tanto quello che la regione ha da offrire.
Sono numerose le eccellenze della gastronomia laziale, al punto che il Ministero dell’agricoltura ha aggiornato l’elenco con quelli che sono i Prodotti Agroalimentari Tradizionali del Lazio. A quelli tipici ne sono stati aggiunti altri provenienti sta dal settore locale, che dall’agricoltura e la gastronomia: quali sono i più buoni e tradizionali della zona. E’ importante conoscere anche la cultura culinaria di una regione per poterne apprendere appieno tutto e soprattutto in Italia questa non manca mai.
Il Lazio è una regione che offre davvero tanto oltre le sue bellezze archeologiche e storiche. Anche dal punto di vista enogastronomico infatti non ha nulla da invidiare alle altre regioni italiane infatti ad oggi sono tantissimi i prodotti tipici che offe. Da assaggiare sono specialità anche recentemente create come la pizza rentorta fiamignanese del Reatino, il tortiglione di Jenne e il serpentone di Capena. Sono tutte prelibatezze del settore pasta fresca e prodotti della panetteria, che ai aggiungono alle famose pinse e focacce romane.
Della categoria prodotti della gastronomia fanno invece parte tutte le altre prelibatezze laziali. Troviamo da Viterbo la famosa acqua cotta, ma anche le fettuccine all’etrusca con funghi e salsiccia. Nel Reatino invece hanno debuttato due nuovi prodotti definiti eccellenti ovvero i pizzicotti alla liscianara ovvero un tipo di pasta fresca con un sugo composto da pomodoro, carote e cipolle trite, e peperoncino. Deliziosi anche gli stringozzi aspresi, tipica pasta fresca lavorata a mano condita con sugo a base di carne di maiale e pecorino.
Dalla Ciociaria si sono ben posizionati anche prodotti come le sagne e i fagioli di Arnara fatti rigorosamente a mano. Tutti questi prodotti sono ritenuti “Pat” ovvero caratterizzati da “metodi di lavorazione, conservazione e stagionatura consolidati nel tempo, omogenei per tutto il territorio interessato, secondo regole tradizionali” per almeno 25 anni, come ha dichiarato l’Assessore Regionale all’Agricoltura Giancarlo Righini, al Corriere della Sera. L’attribuzione di questa categoria rappresenta un importante vantaggio per la regione perché è attrattiva dal punto di vista del turismo enogastronomico.
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