Pensioni, la novità che entrerà in vigore già a partire dal 2025 sta generando non poca preoccupazione tra gli italiani: ecco cosa sta succedendo e quali potrebbero essere le conseguenze di queste misure.
Le recenti dichiarazioni del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sulla prossima legge di Bilancio, hanno sollevato diverse preoccupazioni. Giorgetti ha parlato di “sacrifici e tasse”, un tema che ha allarmato molte categorie, inclusi i pensionati, i quali temono che queste misure possano riguardare anche loro. Il ministro ha chiarito che i provvedimenti saranno indirizzati a tutti, anche se, nell’immediato, l’obiettivo principale sarà il taglio delle spese piuttosto che nuove imposte.
Ha inoltre menzionato una “chiamata di contribuzione per tutti”, rassicurando che si tratterà di misure ponderate. Ma è evidente che le sue parole hanno suscitato preoccupazioni, soprattutto per chi teme un aumento della pressione fiscale sulle pensioni. Ma, come vedremo, ciò che preoccupa maggiormente non è tanto l’introduzione di nuove tasse, che sembrano essere indirizzate più alle imprese, quanto i tagli alla spesa annunciati, che potrebbero influenzare il settore previdenziale.
Pensioni, la novità già dal 2025
Nonostante il discorso sui “sacrifici” sembri riguardare tutti, è importante sottolineare che per i pensionati non sono previste nuove tasse. Il governo sembra infatti voler proseguire con la riforma fiscale già avviata, cercando di ridurre ulteriormente le aliquote. Una delle ipotesi è il possibile abbassamento dell’aliquota sul secondo scaglione di reddito, quello compreso tra i 28.000 e i 50.000 euro. Questo potrebbe significare una riduzione della pressione fiscale del 2%, che si tradurrebbe in un risparmio annuo di circa 440 euro per chi ha un reddito di 50.000 euro.
Se consideriamo anche le agevolazioni introdotte lo scorso anno, un pensionato con tale reddito potrebbe arrivare a risparmiare fino a 700 euro annui. Un piccolo sollievo per molti, soprattutto in un contesto economico complesso come quello attuale. Quindi, almeno per il momento, non ci sono segnali di un aumento delle tasse per i pensionati.
Tagli alla spesa
Il vero punto critico riguarda i tagli alla spesa pubblica, che sembrano destinati a colpire anche il settore pensionistico. Nel Piano programmatico di bilancio, il governo ha dichiarato all’Unione Europea l’intenzione di mantenere le persone al lavoro più a lungo, un segnale che fa capire come la spesa previdenziale, in costante crescita, potrebbe diventare insostenibile.
Misure che permettevano di andare in pensione in anticipo, come Quota 103 o Opzione Donna, potrebbero essere modificate o addirittura eliminate per contenere i costi. Un esempio di ciò è l’innalzamento dei requisiti per l’Ape Sociale nel 2024 e l’aumento del requisito economico per la pensione anticipata contributiva.
Il rischio è che in futuro i lavoratori debbano attendere più a lungo per andare in pensione e contribuire di più durante la loro carriera lavorativa. Alcuni rumors parlano già di un possibile allungamento della finestra mobile per coloro che hanno maturato 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne).