INPS assegno di invalidità: cresce la preoccupazione tra gli italiani, ecco quando il pagamento può essere sospeso e quali situazioni fanno scattare l’interruzione del beneficio.
I beneficiari dell’assegno di invalidità devono rispettare determinate condizioni per continuare a ricevere l’assistenza. Ma in alcuni casi, potrebbe verificarsi una sospensione del pagamento, anche a causa di un errore o di un’applicazione non aggiornata delle norme da parte dell’INPS. Di seguito analizziamo le principali ragioni per cui l’assegno di invalidità potrebbe essere sospeso e come dimostrare che l’interruzione è ingiustificata.
Una delle cause principali che può portare alla sospensione dell’assegno è l’inizio di un’attività lavorativa, sia essa autonoma o subordinata. In passato, l’INPS garantiva il pagamento dell’assegno di invalidità solo a chi non svolgeva alcun tipo di lavoro. Se una persona con un’invalidità parziale (tra il 74% e il 99%) iniziava a lavorare, l’assegno veniva automaticamente sospeso, indipendentemente dal reddito che ne derivava. Questo accadeva poiché l’attività lavorativa era considerata incompatibile con il diritto alla prestazione assistenziale.
La situazione è cambiata nel 2021, quando l’INPS ha modificato la sua posizione. Con il messaggio 3495 del 14 ottobre 2021, l’istituto aveva inizialmente confermato la sospensione dell’assegno in caso di attività lavorativa. Tuttavia, appena due mesi dopo, con il messaggio 4689 del 28 dicembre 2021, l’INPS ha rivisto questa interpretazione, chiarendo che l’assegno di invalidità può essere erogato anche a chi lavora, a patto che vengano rispettati i requisiti di reddito. Quindi, oggi, chi inizia a lavorare può continuare a ricevere l’assegno, purché non superi i limiti di reddito stabiliti.
Nel caso di sospensione dell’assegno a seguito dell’inizio di un’attività lavorativa, il beneficiario può presentare ricorso, dimostrando che il lavoro non invalida il diritto alla prestazione se i limiti reddituali sono rispettati.
Un’altra circostanza in cui l’INPS può sospendere l’assegno di invalidità è il superamento dei limiti di reddito. Per chi ha un’invalidità parziale, il limite reddituale per il 2024 è fissato a 5.725,46 euro l’anno. Per le persone con un’invalidità totale, invece, il limite è significativamente più alto, pari a 19.461,12 euro annui.
L’INPS verifica il rispetto di questi limiti attraverso il controllo delle entrate complessive del beneficiario, escludendo solo gli oneri deducibili e le trattenute. Se il reddito complessivo supera la soglia stabilita, l’assegno può essere sospeso. In questo caso, spetta al titolare della prestazione dimostrare che non ha superato il limite previsto. Se l’INPS avesse ragione, oltre alla sospensione, potrebbe chiedere la restituzione delle somme percepite in eccesso per quell’anno solare.
Per evitare problemi, è importante monitorare il proprio reddito e, in caso di sospensione, agire tempestivamente per dimostrare eventuali errori da parte dell’INPS.
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