Con le dimissioni volontarie si ha comunque diritto al TFR? La legge è chiara

Cosa accade al TFR in caso di dimissioni volontarie e quando questa somma può essere ridotta? Scopriamolo insieme.

TFR Dimissioni volontarie
TFR Dimissioni volontarie

Il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) è un diritto che spetta a tutti i lavoratori dipendenti al termine del rapporto di lavoro, indipendentemente dal motivo della cessazione. Questo vale anche in caso di dimissioni volontarie, quando cioè è il dipendente a scegliere di lasciare l’azienda. A differenza di quanto molti pensano, infatti, il diritto al TFR non viene meno con le dimissioni, ma si applica a qualsiasi situazione di interruzione del contratto, compreso il licenziamento per giusta causa o il pensionamento.

TFR e dimissioni volontarie, l’importo può essere ridotto?

Ma cos’è esattamente il TFR? Si tratta di una somma che il datore di lavoro accantona mese per mese su ogni busta paga del dipendente. Alla fine del rapporto di lavoro, questa somma viene liquidata al dipendente come una sorta di “salvadanaio” maturato nel tempo. Il calcolo del TFR è regolato dall’articolo 2120 del Codice civile e prevede che per ogni anno di servizio al dipendente venga riconosciuta una quota pari alla retribuzione annua lorda divisa per 13,5, a cui si aggiunge una rivalutazione annuale stabilita in base all’indice ISTAT. In questo modo, il lavoratore accumula una cifra che gli verrà corrisposta alla fine del contratto di lavoro.

Il TFR deve essere liquidato in un’unica soluzione al termine del rapporto, generalmente insieme all’ultima busta paga. Sebbene le dimissioni volontarie garantiscano comunque il diritto al TFR, alcune situazioni possono ridurre l’importo finale.

Cosa dice la legge
Cosa dice la legge

 

Ad esempio se il lavoratore ha richiesto un anticipo del TFR durante il rapporto di lavoro, l’importo che gli spetterà alla cessazione del contratto sarà ovviamente inferiore. Anche nel caso di pignoramento dello stipendio, il prelievo si estende al TFR fino a un massimo di un quinto dell’importo totale.

Perché il TFR è inferiore?

Una situazione diversa riguarda la cessione volontaria del quinto dello stipendio, una pratica che consente alla banca o alla finanziaria di rivalersi sull’intero TFR per recuperare il credito residuo. Questo significa che, al momento della cessazione del rapporto, l’intera somma potrebbe essere utilizzata per estinguere il debito, senza limiti sul prelievo. Tale disposizione è stata confermata anche dalla Cassazione, che ha stabilito che in caso di cessione del quinto, sul TFR non si applica il limite del quinto dell’importo, come invece accade per lo stipendio mensile.

Un altro caso in cui il TFR può essere compromesso è quello del risarcimento danni. Se il dipendente ha causato danni all’azienda, il datore può richiedere il risarcimento attraverso un giudizio e, in seguito, compensare l’importo con il TFR dovuto. Ciò significa che il risarcimento può anche essere coperto interamente dal TFR, senza limitazioni.

 

 

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