Pensione di reversibilità, l’INPS avvia una richiesta di rimborso per tutti i fondi percepiti indebitamente, a seguito di questo grave precedente che ha portato alla luce una frode durata decenni.
In provincia di Piacenza, una donna oggi settantottenne ha continuato a incassare la pensione di reversibilità del suo primo marito per ben 43 anni, nonostante si fosse risposata poco dopo la sua morte. Questa situazione è stata scoperta solo nel 2022, quando un controllo dell’INPS ha rilevato l’errore. La donna ora è accusata di percezione indebita di erogazioni pubbliche e condannata a restituire una somma di 280.160 euro. Inoltre, è stata condannata a un anno e dieci mesi di reclusione, anche se la pena è stata sospesa e non comparirà sul certificato del casellario giudiziale.
Secondo quanto riportato, la donna avrebbe ricevuto il primo assegno nel dicembre del 1979, pochi mesi dopo essersi risposata. La legge prevede che il nuovo stato civile venga comunicato all’INPS entro 30 giorni, ma la donna non avrebbe mai segnalato il suo secondo matrimonio. In questo modo, ha continuato a ricevere circa 600 euro al mese. Nonostante la sua spiegazione in tribunale, dove ha affermato di aver sempre fornito i documenti richiesti senza ricevere contestazioni, il giudice ha stabilito che la pensione era stata percepita in maniera indebita per oltre quattro decenni.
Durante il processo, la donna ha optato per il rito abbreviato, una scelta che le ha permesso di ridurre di un terzo la pena inflitta. Nonostante questa riduzione, è stata comunque obbligata a restituire la cifra ottenuta in modo irregolare. Il suo avvocato ha sostenuto che, in tutti questi anni, l’INPS non ha mai sollevato obiezioni riguardo alla situazione della sua assistita. Questo, secondo la difesa, avrebbe contribuito alla convinzione della donna di essere in regola con i pagamenti.
La storia è venuta alla luce grazie a un’indagine condotta dalla sede INPS di Parma nel dicembre 2022, che ha portato alla scoperta della lunga frode. Il giudice ha disposto anche la confisca della somma indebitamente percepita, mettendo così fine alla vicenda. Anche se la donna ha dichiarato di essere sempre stata convinta di agire correttamente, la legge richiede di comunicare qualsiasi cambiamento dello stato civile, e la mancata comunicazione ha portato a questa lunga serie di versamenti indebiti.
Nonostante il termine della questione legale, l’episodio solleva interrogativi su come siano potuti passare così tanti anni prima che venisse scoperta l’irregolarità. La vicenda serve anche da monito sull’importanza di comunicare tempestivamente le variazioni del proprio stato civile agli enti previdenziali, al fine di evitare situazioni simili.
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