L’eredità è sempre un tema molto combattuto, ma cosa spetta ai figli in assenza di testamento? Scopriamolo insieme.
Se un genitore muore senza lasciare un testamento, la legge stabilisce chiaramente come suddividere l’eredità. Quando è presente un solo figlio e il coniuge superstite, il patrimonio viene suddiviso in parti uguali: metà va al coniuge e l’altra metà al figlio. Se ci sono due o più figli, un terzo dell’eredità spetta al coniuge, mentre i due terzi vengono divisi tra i figli in parti uguali. Se invece il figlio è unico e l’altro genitore non è più in vita (perché deceduto, separato con addebito o divorziato), il figlio eredita l’intero patrimonio. Nel caso di più figli senza un genitore superstite, l’eredità viene divisa tra loro in quote uguali. Ma le dinamiche sono innumerevoli.
Cosa accade all’eredità se il figlio non è stato riconosciuto?
Nel caso di un figlio non riconosciuto, questo può comunque agire legalmente per ottenere il riconoscimento post mortem. Ciò gli permetterebbe di accertare il rapporto di paternità e, di conseguenza, avere diritto all’eredità. Si tratta però di un processo complesso che richiede una consulenza genetica, con possibili interventi come l’esumazione della salma per l’analisi del DNA.
Quando una persona ha avuto figli da diverse relazioni, la legge non fa distinzioni: tutti i figli hanno gli stessi diritti sull’eredità. Questo significa che il genitore non può fare preferenze, ad esempio lasciando tutto a un figlio a discapito degli altri.
Anche eventuali donazioni effettuate in vita dal genitore a favore di uno solo dei figli possono essere contestate entro dieci anni dalla sua morte. I figli, anche se nati da relazioni diverse, hanno dunque gli stessi diritti e spettano loro le stesse quote di eredità.
Esclusioni e favoreggiamenti
Un genitore non può escludere un figlio dall’eredità, a meno che non si tratti di casi di indegnità a succedere, come gravi reati commessi contro il genitore (per esempio tentato omicidio o calunnia). Non è possibile diseredare un figlio né tramite testamento né attraverso donazioni che escludano la sua quota di legittima. Se un figlio viene escluso, può agire legalmente per contestare il testamento o le donazioni entro dieci anni dall’apertura della successione, ovvero dalla morte del genitore.
Sebbene la legge preveda la tutela della quota di legittima per i figli, il genitore può comunque decidere di lasciare una parte maggiore del patrimonio a uno solo di essi, ma solo attingendo dalla quota disponibile. In altre parole, dopo aver garantito la parte minima a cui tutti i figli hanno diritto, può destinare il resto del patrimonio a uno solo dei figli, privilegiandolo rispetto agli altri.