Il Referendum sulla cittadinanza ha raggiunto le 500.000 firme necessarie per andare in esame, e ora cosa succede? Ecco i prossimi step.
Lo scorso 4 settembre +Europa ha depositato in Cassazione il testo del Referendum sulla cittadinanza, e in pochissimo tempo ha raggiunto le 500.000 firme necessarie per l’approvazione. Cosa succede ora, e quali sono i prossimi step che, se tutto va bene, porteranno al Referendum?
Referendum sulla cittadinanza
+Europa si è recentemente esposta a favore della cittadinanza, per snellire l’iter che consente ai richiedenti di ottenerla. Nello specifico, il testo del quesito referendario che +Europa ha depositato in Cassazione lo scorso 4 settembre, chiede di ridurre il tempo di residenza legale che serve per ottenere la cittadinanza italiana. Per farlo, chiede di abrogare una parte della legge del 1992 che ancora regola la cittadinanza.
In particolare, la proposta è di abbassare da 10 a 5 anni gli anni di residenza legale che una persona deve accumulare prima di poter richiedere e ottenere la cittadinanza italiana. Questo vincolo è riservato agli stranieri maggiorenni, e sarebbe l’unico a subire modifiche rispetto a quanto previsto dalla legge. Infatti, non cambierebbero i requisiti della conoscenza della lingua italiana, il possesso di fonti economiche adeguate, l’idoneità professionale, l’ottemperanza agli obblighi tributari e l’assenza di cause ostative che riguardano la sicurezza della Repubblica.
Gli step da seguire
Nella giornata di martedì 24 settembre, il testo ha raggiunto le 500.000 firme necessarie per l’approvazione, e ora dovrà seguire diversi step prima di arrivare al voto. Innanzitutto, la Cassazione deve verificare la regolarità di tutte le firme depositate, e successivamente dovrà valutare la corretta formulazione e l’ammissibilità del quesito referendario. Se tutti questi passaggi vanno a buon fine, saranno i cittadini, tramite voto diretto, a dire la loro sul Referendum.
La data della votazione sarà tra aprile e maggio del 2025, e come al solito si dovrà votare “sì” o “no”. Essendo un referendum abrogativo, il sì porterebbe all’accoglimento del quesito, ossia alla riduzione degli anni di residenza legale obbligatoria, mentre il no lascerebbe le cose come stanno. Infine, affinchè il voto sia valido, è necessario che a votare sia il 50%+1 degli aventi diritto. Questa abrogazione interesserebbe circa 2,5 milioni di cittadini, che a loro volta potrebbero trasferire la cittadinanza ai figli minorenni con lo ius sanguinis.
Attenzione, perchè questo referendum non è da confondere con la proposta di legge del PD, che invece vuole introdurre lo Ius Soli e lo Ius Scholae, ossia il rilascio della cittadinanza italiana ai ragazzi minorenni figli di genitori che risiedono legalmente in Italia da almeno 2 anni, e che sono entrati nel nostro Paese prima dei 12 anni e hanno frequentato almeno 5 anni di scuola italiana.