Nella Divina Commedia, Dante riserva alla città di Viterbo e alle terme costruite attorno alla sorgente sulfurea del Bullicame grande attenzione.
Perché nella Divina Commedia è così presente Viterbo?
Al giorno d’oggi è possibile seguire un itinerario dantesco che attraversa diversi punti della città, permettendo ai visitatori di approfondire i riferimenti del poeta. Il percorso, che si può esplorare autonomamente, inizia da piazza San Lorenzo e tocca altre località significative come il Bulicame, piazza Martiri d’Ungheria, piazza Benedetto Croce, Porta Romana, San Francesco, piazza del Gesù e Santa Maria Nuova. Grazie ai QR code presenti lungo il percorso, i turisti possono ottenere ulteriori informazioni direttamente sul proprio smartphone, rendendo l’esperienza ancora più coinvolgente.
Una citazione suggestiva del Bulicame si trova nel XIV canto dell’Inferno, dove Dante fa riferimento a questo complesso termale (versi 79-80). L’utilizzo del termine “peccatrici” ha suscitato dibattiti tra i critici, alcuni dei quali ritengono che si tratti di un errore di trascrizione. Si pensa che il termine corretto sia “pettatrici”, riferendosi alle donne che lavoravano la canapa e il lino nelle acque del Bulicame, impegnate nella macerazione delle fibre per poi ricavarne matasse adatte al commercio. Questo commercio era molto prospero nel Medioevo, specialmente a Viterbo.
Un altro legame con Viterbo appare nel canto XXXIII dell’Inferno, che tratta dei traditori della patria e degli amici, il celebre canto di conte Ugolino. Qui, Dante menziona l’arcivescovo Ruggieri degli Ubaldini, un ecclesiastico pisano sepolto a Viterbo, noto per i suoi tradimenti politici che portarono all’eliminazione dei capi guelfi della sua città.
Inferno, Purgatorio ma anche Paradiso
Viterbo è anche nota come la “città dei Papi” e non è un caso che alcuni di loro siano citati nella Divina Commedia. Nel canto XIX del Purgatorio, Dante parla di Papa Adriano V, che ebbe un pontificato di un solo mese e che, per sfuggire al caldo estivo di Roma, si trasferì a Viterbo. Qui morì e fu sepolto nella Basilica di San Francesco alla Rocca.
Un altro papa legato a Viterbo è Martino IV, descritto nel canto XXIV. Dante lo ricorda per la sua passione per le anguille del Lago di Bolsena. Martino IV governò la Chiesa dal 1281 al 1285 e scelse di stabilirsi nella città laziale, all’epoca residenza papale.
Nel Paradiso Dante rende omaggio a Giovanni XXI, l’unico papa portoghese, che morì a Viterbo nel 1277. Il poeta lo inserisce tra i beati nel cielo del Sole, nel canto XII. Giovanni XXI era talmente affezionato a Viterbo che volle stabilirvisi e la sua tomba si trova ancora oggi nella Cattedrale della città. Tra i sapienti menzionati nel Paradiso, compare anche San Bonaventura, nato a Civita di Bagnoregio, un filosofo e teologo che Dante apprezzava molto.