Il borgo del Lazio inquietante e misterioso, ideale per una gita in autunno. Ecco dove si trova e cosa nasconde.
Fumone, un borgo affascinante borgo del Lazio in provincia di Frosinone, si erge tra i monti Ernici e Lepini, in una posizione strategica che ha ispirato lo scrittore Curzio Malaparte a definirlo, nel Novecento, come “l’Olimpo di Ciociaria”. Questo piccolo paese laziale non è solo ricco di bellezze naturali, ma è anche avvolto da un’aura di mistero grazie alle leggende e storie che nel tempo hanno caratterizzato la sua storia.
Circondato da colline e uliveti, Fumone sembra immune allo scorrere del tempo, con il suo borgo medievale che ha conservato intatto il fascino di un’epoca passata. La sua particolare collocazione, a circa 800 metri di altitudine e non lontano da Roma, lo rese in passato un punto strategico per il controllo del territorio, trasformandolo in una roccaforte inespugnabile. Secondo alcune narrazioni, il paese faceva parte di un antico sistema di comunicazione che serviva ad avvisare la capitale di eventuali minacce in arrivo.
Uno dei principali simboli del borgo è il Castello Longhi-De Paolis, una costruzione imponente che custodisce numerosi segreti. Tra gli episodi più noti legati a questa fortezza, spicca la prigionia di Papa Celestino V, che vi trascorse gli ultimi mesi della sua vita nel 1295, dopo essere stato incarcerato per aver abdicato al soglio pontificio.
Il castello, però, è famoso anche per il “Pozzo delle Vergini”, un luogo oscuro e spaventoso che, secondo antiche leggende, veniva usato per punire le giovani spose che non rispettavano il “diritto di prima notte”, una pratica secondo cui le donne appena sposate dovevano passare la prima notte con il signore locale. Coloro che non erano vergini, si dice, venivano gettate nel pozzo, dove ad attenderle vi erano lame affilate.
Un altro elemento che alimenta il fascino sinistro del castello è la presenza di una stanza con pareti rosse, le quali, secondo alcuni racconti, richiamerebbero il sangue dei nemici sepolti vivi all’interno delle mura. Tra questi, vi sarebbe anche Gregorio VIII, l’antipapa che si oppose a diversi pontefici durante il suo tempo.
Un capitolo particolarmente misterioso riguarda la Sala dell’Archivio, dove è conservata la mummia di un bambino, Francesco Longhi, morto a soli cinque anni. Il piccolo corpo imbalsamato è stato al centro di numerosi interrogativi, poiché il medico che si occupò del processo di mummificazione morì in circostanze poco chiare poco dopo l’intervento, lasciando irrisolto il mistero che circonda questa pratica.
Le leggende locali raccontano che il fantasma della madre del bambino, devastata dalla sua perdita, vaghi ancora per il castello. Dopo la morte del figlio, la donna ordinò che tutte le pareti del castello fossero ridipinte con scene lugubri e che i quadri che raffiguravano momenti di gioia fossero modificati. Oggi, secondo i racconti degli abitanti, il suo spirito si aggirerebbe nella stanza dove è custodito il corpo del bambino, accompagnato da pianti e lamenti.
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