Eredità: è possibile dare la casa a un solo figlio? La normativa italiana è molto chiara su questo argomento, stabilendo regole precise per tutelare i diritti di tutti gli eredi legittimi.
La donazione di un bene a un solo figlio è del tutto legale, ma richiede necessariamente la formalizzazione attraverso un atto notarile. Sebbene durante la vita del donante questa donazione non possa essere contestata da altri membri della famiglia, la situazione cambia dopo la sua morte. In quel momento, il coniuge e gli altri figli, chiamati “eredi legittimari”, potrebbero impugnare l’atto se ritengono che la donazione abbia leso la loro quota di legittima, ossia la parte di eredità che la legge riserva loro.
La quota di legittima varia in base al numero di eredi, ed è un diritto fondamentale che non può essere ignorato. Per evitare contenziosi postumi, è utile informarsi in anticipo su come vengono suddivise queste quote, consultando ad esempio una guida specifica su tale argomento. Ma fino a quando il donante è in vita, la donazione resta valida e non può essere contestata da nessuno degli eredi.
Un’altra caratteristica importante è che la donazione, una volta effettuata, è irrevocabile dal donante, con alcune eccezioni. L’atto può essere annullato solo in casi particolari, come l’ingratitudine del beneficiario (un’offesa grave verso il donante) o se il donante scopre di avere un figlio dopo aver effettuato la donazione. Infine, se il donante si trova in una situazione economica precaria e il beneficiario non lo assiste con mezzi di sostentamento, potrebbe essere richiesta la revoca.
Uno dei principali vantaggi della donazione è che consente di distribuire immediatamente il patrimonio, evitando possibili conflitti tra gli eredi in fase di successione. Quando una persona muore senza testamento, si crea una “comunione ereditaria” tra gli eredi, che spesso genera disaccordi. Alcuni potrebbero voler vendere un bene, mentre altri preferirebbero tenerlo, portando a lunghe battaglie legali. Attraverso la donazione, il patrimonio viene diviso prima della morte, riducendo il rischio di tali contenziosi.
Inoltre, una donazione protegge i beni da eventuali creditori del defunto. Se gli eredi rinunciano all’eredità, non saranno obbligati a rispondere dei debiti del defunto e non rischieranno che i beni ricevuti in donazione vengano pignorati, a patto che siano trascorsi almeno cinque anni dall’atto.
Ma esistono anche alcuni svantaggi. Se la donazione riduce la quota di legittima degli altri eredi, questi possono intraprendere un’azione legale per chiedere la riduzione dell’atto e il reintegro della quota a loro spettante. Questa azione può essere esercitata fino a 10 anni dopo la morte del donante, rendendo difficile per il figlio beneficiario vendere l’immobile prima che scadano i termini legali.
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