Sulle alture dei Monti Simbruini, esiste un luogo avvolto dal silenzio e dalla desolazione: Camerata Vecchia, la città fantasma.
Camerata Vecchia, borgo abbandonato situato a oltre 1.200 metri di altitudine sui Monti Simbruini, rappresenta oggi una delle città fantasma più suggestive del Lazio. Le rovine di questo antico insediamento, visibili da lontano grazie alla sua posizione su uno sperone di roccia che domina la Piana del Cavaliere, continuano ad attirare escursionisti e curiosi, ma raccontano anche una storia segnata da avversità e tragedie.
Il borgo fu fondato intorno al IX secolo in un periodo di grande instabilità, quando le incursioni saracene minacciavano le popolazioni locali. Gli abitanti di Camerata Vecchia scelsero quindi una posizione complicata e difficilmente raggiungibile, ideale per difendersi dagli attacchi. La scelta di costruire il paese su un’altura rocciosa comportava anche delle sfide significative per la vita quotidiana. La mancanza di sorgenti d’acqua nelle vicinanze costringeva gli abitanti a ingegnarsi per garantire l’approvvigionamento idrico, un fattore che rese la sopravvivenza in questo borgo particolarmente difficile.
Nel corso dei secoli, Camerata Vecchia fu teatro di contese politiche e militari per via della sua posizione di confine tra il Regno di Napoli e lo Stato Pontificio. Questo portò il borgo a essere coinvolto in dispute territoriali e a diventare un rifugio per briganti e fuorilegge. Nonostante queste difficoltà, la comunità riuscì a rimanere in vita, adattandosi alle difficili condizioni ambientali e politiche.
Il destino del borgo cambiò radicalmente il 9 gennaio 1859, quando un incendio scaturito da un camino non sorvegliato distrusse l’intero abitato. Le fiamme si propagarono rapidamente, alimentate dalla mancanza di risorse idriche sufficienti per spegnerle. Camerata Vecchia, isolata e difficile da raggiungere, non poté essere salvata. Gli abitanti, in gran parte donne, anziani e bambini (gli uomini si trovavano lontano per la transumanza), furono costretti ad abbandonare le loro case e cercare rifugio altrove.
L’incendio segnò la fine definitiva di Camerata Vecchia, che non venne mai più ricostruita. Grazie all’intervento dello Stato Pontificio e del Papa Pio IX, gli sfollati ricevettero fondi per la costruzione di un nuovo borgo, Camerata Nuova, situato circa 400 metri più a valle. Questo nuovo insediamento, inaugurato nel 1868, permise alla comunità di riprendere una vita normale, lontano dalle difficoltà che avevano caratterizzato la vita a Camerata Vecchia.
Oggi, le rovine del borgo rimangono come una testimonianza silenziosa della sua storia. Nonostante i tentativi di recupero e valorizzazione, il sito rimane in uno stato di abbandono, in attesa di un progetto che possa restituirgli l’attenzione che merita. Nel frattempo, le antiche mura continuano a ricordare il passato di Camerata Vecchia, una comunità che per secoli lottò contro le avversità prima di essere definitivamente sconfitta da un tragico incendio.
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