Il Green Deal va sempre più avanti, e la legge sul ripristino della natura è entrata in vigore il 18 agosto: ecco cosa prevede.
Il Green Deal è un piano di protezione del verde e della natura a livello europeo, ed è diviso in diverse parti, che man mano stanno passando al vaglio dell’UE. Lo scorso 18 agosto è stata la volta della legge sul Ripristino della natura, che è entrata ufficialmente in vigore, ecco cosa prevede.
Con il Green Deal l’Unione Europea vuole attuare una linea comune da seguire, per tutti gli Stati membri, con l’obiettivo di rimettere la natura al centro, e di proteggere le aree verdi, tutelarle e valorizzarle. Si tratta di un progetto enorme, che si divide in più parti, ognuna delle quali si occupa di una materia specifica. Lo scorso 18 agosto è stata approvata una delle sezioni più importanti del Green Deal, ossia legge sul Ripristino della natura che, a differenza delle leggi precedenti, non vuole solamente difendere la natura, ma anche riportarla laddove è sparita o è in forte degrado.
Il piano d’azione prevede 3 tappe, e rispettivamente parla di: ripristinare il 30% di ogni ecosistema entro il 2030, il 60% entro il 2040 e il 90% entro il 2050. Si tratta sicuramente di un programma impegnativo, dai tempi strettissimi se si considera cosa si dovrà affrontare, e che gli agricoltori non vedono troppo di buon occhio, dato che toglierebbe loro parecchio terreno utile alla coltivazione. Il testo finale quindi, prendendo in esame le loro proteste, è molto più leggero rispetto alle intenzioni iniziali.
La legge sul ripristino della natura è una riforma controversa, che non ha ancora messo d’accordo tutti gli Stati membri, tra cui l’Italia, che è tra i 7 Paesi ad aver votato contro. Il testo definitivo prevede di destinare, in forma volontaria (e non obbligatoria come era inizialmente), il 4% dei terreni agricoli a caratteristiche non produttive, così come il ripristino delle zone umide da parte degli agricoltori e dei proprietari terrieri privati. Sarà compito degli Stati ideare delle azioni finanziarie per far sì che questi si attivino in questo senso.
Inoltre, gli Stati dovranno migliorare la biodiversità, e portare a termine il ripristino nazionale, il cui piano d’azione deve essere presentato alla Commissione Europea entro due anni. Al suo interno ci saranno le misure che ogni singolo Stato vuole attuare per rispettare le tappe del 2030, 2040 e 2050, e sarà l’Agenzia Europea dell’Ambiente a redigere relazioni tecniche periodiche per monitorare i progressi.
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