Una svolta legale fa sperare migliaia di automobilisti multati. Dispositivi di controllo della velocità sotto accusa in tutta Italia. Scattano i rimborsi.
L’aria di cambiamento soffia sulle strade italiane. Da Nord a Sud, una notizia sta facendo il giro del paese, portando con sé un mix di sorpresa e sollievo per molti automobilisti. Quello che sembrava un sistema infallibile per garantire la sicurezza stradale si è rivelato essere un meccanismo con più di qualche falla.
Stiamo parlando degli autovelox, quei dispositivi che molti guidatori hanno imparato a temere come la peste. La storia ha inizio in un luogo preciso, ma le sue ramificazioni si estendono a macchia d’olio, toccando numerose città e comuni della penisola. Vediamola insieme.
Tutto è partito da un’indagine della procura di Cosenza. Come un fulmine a ciel sereno, è emerso che alcuni modelli di autovelox, precisamente il “T-Exspeed v.2.0”, potrebbero non essere conformi alle normative vigenti. Le conseguenze? Potenzialmente enormi.
Chi non ha ancora messo mano al portafoglio può tirare un sospiro di sollievo. C’è la possibilità di chiedere lo sgravio per via amministrativa o di fare ricorso per l’annullamento. Per chi invece ha già saldato il conto con la giustizia stradale, la strada è un po’ più in salita, ma non impossibile. Si può provare a chiedere un rimborso, basandosi sul fatto che il rilevamento dell’infrazione potrebbe essere stato illegittimo.
Il primo passo è sempre lo stesso: fare un’istanza di accesso agli atti al comune competente. Una volta ottenute le informazioni, si può decidere come procedere. I tempi sono stretti: 60 giorni dalla notifica del verbale per fare ricorso al prefetto, o 30 giorni per rivolgersi al giudice di pace. Una corsa contro il tempo, insomma, ma potrebbe valere la pena tentare.
Se alla fine di tutto questo processo si ottiene ragione, sono i comuni a dover mettere mano al portafoglio. Sono loro che hanno noleggiato questi dispositivi dalle società private, e ora potrebbero trovarsi a dover rimborsare i cittadini. La lista delle città coinvolte è lunga e variegata: da Venezia a Siracusa, passando per Modena, Foggia e molte altre. Una mappa dell’Italia punteggiata di autovelox “sospetti”.
In tutto questo, emerge un principio fondamentale: la sicurezza stradale è importante, ma deve essere garantita con strumenti affidabili e legali. Come ha detto il presidente del Codacons Carlo Rienzi, chi viola i limiti va punito, ma gli enti locali devono agire nella piena legalità.
Anche quando tutto sembra perduto, può aprirsi uno spiraglio di speranza. In questo caso, quello spiraglio potrebbe significare il rimborso di una multa che non avremmo mai dovuto pagare.
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