Secondo lo psichiatra Mencacci, in occidente sono in molti che utilizzano le vacanze come anestetico, ma per cosa?
In un mondo sempre più interconnesso e informato, le notizie di conflitti e tensioni internazionali raggiungono rapidamente ogni angolo del globo. Tuttavia, secondo l’esperto psichiatra Claudio Mencacci, presidente della Società italiana di neuropsicofarmacologia (Sinpf), in Occidente durante i periodi estivi si registra una diminuzione dell’ansia e della paura legate a tali eventi. Questo fenomeno è attribuito all’effetto “anestetico” delle vacanze.
Mencacci osserva che le vacanze estive tendono a distogliere l’attenzione dalle preoccupazioni quotidiane, inclusa la paura generata da notizie di guerra o tensioni internazionali. Questa distrazione funge da vero e proprio anestetico psicologico che permette alle persone di allontanarsi temporaneamente dai problemi globali. L’analogia con il concetto romano di “panem et circenses” evidenzia come la ricerca del divertimento e dello svago sia un meccanismo antico per gestire lo stress e l’apprensione.
Vacanze come anestetico? Secondo lo psichiatra l’indifferenza è un effetto collaterale
Nonostante gli aspetti positivi legati alla riduzione dell’ansia, Mencacci mette in guardia contro un effetto collaterale meno desiderabile: l’aumento dell’indifferenza.
Definita come il “cancro dell’anima”, l’indifferenza può essere alimentata dalla costante esposizione a minacce o situazioni critiche che sembrano troppo remote o irrisolvibili. Le vacanze possono amplificare questo sentimento, allontanando le persone non solo dai loro ambienti lavorativi e sociali abituali ma anche dalla consapevolezza delle difficoltà altrui. Il periodo estivo porta con sé una diminuzione dei contatti quotidiani con colleghi e talvolta anche con membri della famiglia che non partecipano alle vacanze insieme. Questa separazione fisica può tradursi in una perdita del senso di vicinanza emotiva verso gli altri, rendendo ancora più facile ignorare le crisi che affliggono parti diverse del mondo. Secondo Mencacci, è questa mancanza di connessione emotiva a contribuire significativamente al fenomeno dell’indifferenza nei confronti degli eventi globalmente rilevanti.
Durante i mesi estivi si nota un cambiamento nelle priorità informative delle persone: maggiore attenzione viene data agli eventi localizzati o ai fatti di cronaca rispetto alle questione geopolitiche o ai conflitti internazionali. Questa sensibilità selettiva fa sì che tematiche come guerre o tensione politica vengano percepite come meno urgenti o direttamente irrilevanti per la vita quotidiana degli individui in vacanza. Mentre le vacanze offrono una pausa necessaria dalle preoccupazioni quotidiane permettendo alle persone di ricaricare mentalmente ed emotivamente, portano anche ad una ridotta sensibilità verso questione importantissime su scala globale. La sfida rimane quella di trovare un equilibrio tra il benessere personale derivato dallo svago temporaneo e la responsabilità collettiva nel rimanere informati ed empaticamente coinvolti nelle vicende mondiali.