L’Agenzia delle Entrate adesso può controllare anche questi movimenti sul conto corrente. Gli accertamenti si fanno più serrati: le novità.
Tra gli organi più temuti dagli italiani troviamo sicuramente l’Agenzia delle Entrate. Questa, attraverso controlli fiscali complessi e burocratici, scopre le irregolarità ed evasioni; contribuenti che possono essere soggetti a multe elevate, interessi di mora e recupero di tasse non pagate. La gestione dei documenti richiesti e delle spiegazioni può essere un processo lungo e stressante.
Molti italiani temono la difficoltà di dimostrare la correttezza della propria situazione fiscale, soprattutto se non hanno una chiara documentazione o se si verificano errori nella contabilità. Le verifiche fiscali possono portare a situazioni di malinteso o errori. Anche una piccola svista nella documentazione può essere interpretata come un tentativo di evasione. Questo rischio di errori e malintesi aumenta l’ansia dei contribuenti. Adesso però la preoccupazione cresce, visto che l’Agenzia delle Entrate può allargare la sua rete di controlli.
Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 16850 del 19 giugno 2024) ha riaffermato la legittimità dei controlli bancari da parte dell’Agenzia delle Entrate (AdE), chiarendo che tutte le movimentazioni sui conti correnti devono essere adeguatamente giustificate. Questo principio, fondato sull’articolo 32 del D.P.R. n. 600/1973, conferma che i movimenti di denaro devono essere spiegati dettagliatamente dal titolare del conto. In mancanza di tali giustificazioni, l’AdE può avviare controlli approfonditi per prevenire e contrastare l’evasione fiscale.
Se i correntisti non forniscono giustificazioni convincenti, l’Agenzia delle Entrate ha il diritto di effettuare verifiche più approfondite. Questo è stato confermato in un caso specifico che ha coinvolto una Srl nel settore delle costruzioni. Tra le irregolarità emerse troviamo: fatture senza dettagli essenziali, fatture non pertinenti, ritenute d’acconto non versate, fatture attive non registrate e ritardi nella registrazione e liquidazione IVA.
Queste irregolarità hanno portato a un’indagine finanziaria non solo sui conti della società ma anche su quelli del legale rappresentante e dei familiari, i quali erano stati indicati come beneficiari di fatture. L’AdE ha emesso un atto di accertamento basato su queste indagini e ha ricostruito il reddito non dichiarato della società. La Corte di Cassazione ha confermato che il titolare del conto corrente ha il compito di dimostrare che le operazioni bancarie sono state correttamente contabilizzate o che rappresentano costi legittimi.
Dal 2020 l’Agenzia delle Entrate può utilizzare l’anonimometro, uno strumento approvato nel settembre 2023 dal Garante della Privacy. Questo algoritmo incrocia i dati dell’Anagrafe dei conti correnti, garantendo l’anonimato per i contribuenti in regola e fornendo le informazioni necessarie per identificare gli evasori. Questo strumento è progettato per prevenire l’evasione fiscale, limitando i controlli a soggetti con alta pericolosità tributaria e riducendo i costi amministrativi.
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