Un borgo silenzioso e misterioso, poco conosciuto, in provincia di Frosinone, nel Lazio: un’esperienza per chi ama il brivido…
Quando si nomina il Lazio si pensa sempre e solo a Roma e al sud pontino, ma anche nelle zone più provinciali esistono borghi incantevoli da visitare, dove il turismo non arriva e ci si può immergere nell’atmosfera del luogo, lontano dal caos. In particolare, in provincia di Frosinone sorge un borgo dalle origini antichissime, velato da un tocco di mistero. Prende vita tra i monti Ernici e quelli Lepini, in una posizione molto particolare, tanto che ispirò anche Curzio Malaparte nella prima metà del 900, raccontando la zona come “l’Olimpo della Ciociaria”.
Oltre alla sua caratteristica posizione, il borgo è anche avvolto da tanti piccoli misteri che regalano una sensazione di inquietudine mentre si cammina per le viuzze arroccate. Qui, infatti, sembra proprio che il tempo si sia fermato, tutto rimane così com’è da decenni e la sensazione è quella di essere in un luogo anacronistico, sperso nel tempo che non riesce più a riconoscersi ed attribuirsi un’età.
Distante pochi km da Roma è una vera e propria fortezza di tranquillità, un borgo di stampo medievale che veniva utilizzato per segnalare pericoli a Roma in anticipo. Completamente circondato da Colli ameni e uliveti, stiamo parlando di Fumone. Il suo imponente castello che si erge sulla collina viene conosciuto anche come Castello Longhi-De Paolis.
Nel tempo è diventato un luogo di prigione, dove vi fu imprigionato anche Papa Celestino V che vi morì durante il periodo di reclusione. Il terribile ‘pozzo delle vergini’ è il primo elemento da brividi, stretto e profondissimo. Qui vi venivano torturate le ragazze scoperte non caste prima del matrimonio; secondo un’arcaica legge le donne appena sposate dovevano passare la loro prima notte di nozze insieme al potente del paese.
Inoltre, secondo la leggenda, tra le mura del castello sono stati sepolti vivi nemici del potere locale, compreso l’Antipapa francese Gregorio VIII che si oppose ai Pontefici Pasquale II, Gelasio II e Callisto II. Nella storica sala dell’Archivio si può poi trovare in una teca un bambino di 5 anni, imbalsamato, riconosciuto come il Marchesino Francesco Longhi.
Ancora oggi si sa poco su questo particolare processo; il medico che lo fece morì in circostanze misteriose pochi giorni dopo l’imbalsamazione. Da allora, sembra che il fantasma della donna si aggiri inconsolabile tra le mura del castello. Stando ai racconti degli abitanti del paese, il suo spirito si dirige verso la stanza dove è custodito il corpo del bambino, per coccolarlo, ed è possibile sentire pianti e lamenti.
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