La chiusura di un grande stabilimento Fiat getta nell’incertezza migliaia di dipendenti. Futuro nebuloso tra trasferimenti all’estero e rischio disoccupazione.
L’annuncio era arrivato come un fulmine a ciel sereno, scatenando il panico tra i lavoratori dello stabilimento Fiat di Kragujevac, in Serbia. Nonostante le promesse di un futuro ricco di sviluppo con la produzione di auto elettriche a partire dal 2024, la realtà si è rivelata ben più amara. La notizia della chiusura dell’impianto ha gettato nello sconforto migliaia di dipendenti, ora costretti a fare i conti con un futuro incerto e precario.
Le rassicurazioni del governo serbo e dei vertici di Stellantis, il gruppo che controlla Fiat, non sono bastate a placare le preoccupazioni. L’atmosfera in città è tesa, con i lavoratori divisi tra la speranza di mantenere il proprio impiego e la paura di perdere tutto. Le trattative proseguono a ritmo serrato, ma l’ansia cresce di ora in ora.
La situazione per i circa 2.500 dipendenti dello stabilimento di Kragujevac appare quanto mai critica. Le opzioni sul tavolo non lasciano molto spazio all’ottimismo: da un lato la possibilità di trasferirsi all’estero per lavorare in altri impianti del gruppo Stellantis, dall’altro il rischio concreto di perdere il lavoro.
I sindacati sono sul piede di guerra, denunciando la mancanza di trasparenza nelle trattative e l’atteggiamento intransigente dell’azienda. Le proteste si sono susseguite nelle ultime settimane, con blocchi stradali e manifestazioni di piazza. Tuttavia, i rappresentanti dei lavoratori lamentano di essere stati tagliati fuori dai negoziati tra governo e Stellantis.
L’offerta di trasferimento all’estero, presentata come un’opportunità, nasconde in realtà molte incognite. I lavoratori temono condizioni salariali e contrattuali penalizzanti, oltre alle difficoltà legate allo sradicamento dal proprio contesto familiare e sociale. D’altro canto, rifiutare significherebbe quasi certamente perdere il posto.
Il governo serbo continua a rassicurare sul fatto che non ci saranno licenziamenti, promettendo programmi sociali e ricollocamenti. Ma i dubbi restano, alimentati dalla scarsa chiarezza sulle reali intenzioni di Stellantis per il futuro dello stabilimento di Kragujevac.
La vicenda Fiat è l’ultima di una lunga seria e getta un’ombra inquietante sulle politiche di attrazione degli investimenti esteri portate avanti da molti governi negli ultimi anni. Anche queste volta il copione si ripete: nonostante i generosi incentivi e sussidi pubblici concessi all’azienda, alla fine i lavoratori rischiano di pagare il prezzo più alto. Una lezione amara che impone una seria riflessione sul modello di sviluppo da perseguire.
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