Ritiro Biden, Harris e il piano B: tutte le domande dei dem. La clamorosa rinuncia di Biden e le sue conseguenze
La decisione di Joe Biden di non ricandidarsi ha scosso profondamente il Partito Democratico, lasciandolo in una situazione senza precedenti nella storia moderna americana. A meno di un mese dalla convention e a poco più di tre mesi dall’Election Day, i democratici si trovano costretti a ricorrere a un piano B per la nomina del candidato alla Casa Bianca. Questa situazione apre una serie di interrogativi sui prossimi passaggi che il partito dovrà affrontare. L’approfondimento di Adnkronos esteri.
Una delle prime domande riguarda la liberazione dei delegati da parte di Biden. A differenza del Partito Repubblicano, i delegati democratici non sono vincolati a votare per il candidato scelto nelle primarie ma devono “riflettere in buonafede i sentimenti” degli elettori che li hanno designati. Nonostante ciò, l’endorsement di Biden per Kamala Harris potrebbe avere un peso significativo, anche se non vincolante.
La nuova nomination: tempistiche e procedure
Non è automatico che Kamala Harris riceva il sostegno dei delegati precedentemente assegnati a Biden. La vicepresidente dovrà guadagnarsi la loro fiducia attraverso convincenti argomentazioni politiche. Tuttavia, in meno di 24 ore dalla rinuncia di Biden, molti delegati hanno già espresso supporto per Harris.
Harris ha già preso controllo delle risorse finanziarie della campagna congiunta con Biden, grazie alla presentazione ufficiale dei documenti necessari presso la commissione elettorale federale. Questa manovra le permette l’accesso ai quasi 96 milioni raccolti fino a fine giugno dalla campagna originaria.
L’organizzazione della convention dem rimane incerta dopo la rinuncia di Biden. Inizialmente prevista come evento virtuale prima della convention fisica per blindare la candidatura di Biden, ora si discute se mantenere questa modalità o modificarla in vista dell’emergenza attuale.
Il calendario per la nuova nomination è ancora da definire. Se nei prossimi giorni emergesse un forte consenso intorno alla figura di Harris, potrebbe essere incoronata come candidata attraverso una votazione virtuale entro breve tempo. Tuttavia, sono previsti ulteriori incontri tra i membri del partito per stabilire le modalità esatte della selezione.
Nonostante molti esponenti democratici abbiano già espresso supporto verso Kamala Harris, esiste ancora la possibilità che altri candidati emergano nella corsa alla nomination. Tra questi potrebbe figurare Joe Manchin, ex-democratico diventato indipendente che ha spesso criticato l’amministrazione attuale.
Chiunque voglia sfidare Harris nella corsa alla nomination deve agire rapidamente raccogliendo tra 300 e 600 firme dai delegati senza superare una soglia specifica per stato. È richiesto anche l’impegno formale ad essere “veramente democratico”, seguendo l’esempio stabilito da Bernie Sanders nelle precedenti primarie pur essendo indipendente.
Questo scenario imprevisto mette il Partito Democratico davanti a sfide logistiche e strategiche mai affrontate prima d’ora nel panorama politico americano moderno.