Nuovo virus, arriva dall’Istituto Spallanzani l’allerta per malattie infettive. La nota di Nicastri alla rete regionale.
E’ importante sapere come lo Spallanzani stia affrontando proattivamente la minaccia rappresentata dal virus attraverso un’intensa attività informativa rivolta ai professionisti sanitari italiani ed internazionali.
L’Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma ha lanciato un importante avviso riguardante la febbre Oropouche, una malattia virale che sta suscitando preoccupazione a livello globale. Dopo la notifica dei primi casi in Italia e l’allerta epidemiologica emessa dall’Organizzazione Panamericana della Salute (Paho), l’istituto capitolino si è mobilitato per sensibilizzare la rete regionale delle malattie infettive sulla necessità di valutare attentamente la possibilità dell’infezione da virus Oropouche (Orov) nei pazienti che presentano sintomi al ritorno da aree endemiche.
Emanuele Nicastri, direttore dell’Unità Operativa Complessa Malattie Infettive ad Alta Intensità di Cura dell’INMI L. Spallanzani e coordinatore clinico della Rete Regionale di Malattie Infettive, ha trasmesso una nota ufficiale per richiamare l’attenzione sul virus Oropouche. La comunicazione suggerisce ai medici di considerare il virus nella diagnosi differenziale in caso di sintomatologia febbrile acuta nei pazienti rientrati dalle aree endemiche. Questo accorgimento è particolarmente importante per le donne in gravidanza, vista la possibile trasmissione del virus al nascituro.
Il virus Oropouche si manifesta con sintomi quali febbre improvvisa, cefalea, dolori articolari e rigidità, fotofobia e nausea con vomito persistente che possono protrarsi per cinque-sette giorni. Sebbene i casi gravi siano rari, esiste il rischio che l’infezione possa evolvere in meningite asettica. Lo Spallanzani ricorda che il contagio avviene principalmente attraverso la puntura di moscerini o zanzare del genere Culex e invita a inviare allo stesso istituto i campioni dei casi sospetti per confermare la diagnosi attraverso test specifici disponibili nel loro laboratorio.
L’allarme lanciato dalla Paho evidenzia non solo i focolai recentemente segnalati in diverse parti del Sud America, ma anche il rischio potenziale legato alla trasmissione verticale del virus dalla madre al feto durante la gravidanza. Questa modalità di trasmissione è ancora oggetto di indagine; tuttavia, le informazioni vengono diffuse tra gli Stati membri affinché possano essere preparati a fronteggiare eventuali eventi simili nei loro territori.
Negli ultimi dieci anni sono stati registrati diversi focolai della malattia causata dal virus Oropouche soprattutto nella regione amazzonica. Il virus è considerato endemico in molti Paesi sudamericani sia nelle comunità rurali che urbane. Focolai sono stati segnalati periodicamente in Brasile, Bolivia, Colombia, Ecuador e altri Paesi della regione fino a raggiungere recentemente anche l’isola di Cuba.
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