Flai Cgil alzano la voce sulle problematiche nel tema del lavoro: basta iniziative spot per ripulire immagine governo.
In un contesto lavorativo sempre più sotto i riflettori per le problematiche legate allo sfruttamento e al caporalato, emerge forte e chiaro il grido di allarme lanciato da Giovanni Mininni, segretario generale della Flai Cgil. La critica mossa riguarda l’approccio del governo attuale nei confronti di una piaga sociale che affligge in particolare il settore agricolo italiano.
La recente operazione annunciata dal ministro del Lavoro, Marina Calderone, che ha visto l’impiego di carabinieri e Ispettorato del lavoro nel contrasto al caporalato, è stata accolta con plauso ma anche con una certa dose di scetticismo da parte della Flai Cgil. Secondo Mininni, tali controlli dovrebbero rappresentare la norma piuttosto che un evento eccezionale. L’iniziativa è stata interpretata come un tentativo del governo di migliorare la propria immagine pubblica a seguito degli eventi tragici avvenuti a Latina.
Il sindacalista sottolinea come sia indispensabile rendere ordinaria l’attività ispettiva nel settore agricolo per prevenire situazioni di sfruttamento lavorativo. La scoperta del 66% di irregolarità nelle imprese agricole in un solo giorno dimostra quanto sia urgente intensificare gli sforzi in questa direzione.
Nonostante la legislazione italiana disponga già degli strumenti necessari per combattere lo sfruttamento e il caporalato attraverso la legge anticaporalato e altre misure preventive, secondo Mininni questi non trovano adeguata applicazione. Il Tavolo anti caporalato risulta fermo da oltre un anno e molte delle Sezioni territoriali della Rete del lavoro agricolo di qualità non sono state nemmeno insediate o risultano inefficaci.
Il segretario generale porta alla luce l’esempio emblematico della regione Veneto dove, nonostante ripetute denunce relative a casi di lavoratori ridotti in schiavitù dal 2016 ad oggi, non è stata attivata nessuna sezione territoriale dedicata alla qualità del lavoro agricolo. Questa mancanza evidenzia ulteriormente le lacune nell’applicazione delle politiche volte a contrastare lo sfruttamento nel settore.
Infine, Mininni solleva dubbi sulla decisione governativa relativa all’emissione dei provvedimenti di sospensione dell’attività imprenditoriale anziché nominare amministratori giudiziari che permetterebbero ai lavoratori coinvolti nella vicenda dello sfruttamento lavorativo di continuare ad essere impiegati. Tale scelta sembra contraddire lo spirito stesso della legge 199 ed evidenzia una gestione affrettata delle problematiche socialmente rilevanti che finisce col danneggiare ulteriormente i lavoratori già vittime dello sfruttamento.
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