I dati sul lavoro irregolare evidenziano come su 68 miliardi di fatturato il 35% sia nel Sud, i settori più colpiti
Il lavoro irregolare in Italia rappresenta una realtà economica di rilievo, con un fatturato annuo che raggiunge i 68 miliardi di euro. Questo fenomeno, diffuso su tutto il territorio nazionale, vede una concentrazione particolarmente elevata nelle regioni del Sud, dove si genera circa il 35% del valore aggiunto prodotto dall’economia sommersa. Le persone coinvolte nell’economia sommersa sono poco meno di 3 milioni, con una percentuale significativa localizzata nel Mezzogiorno.
Analizzando la distribuzione geografica del lavoro irregolare, emerge che il Mezzogiorno è la zona più colpita con 23,7 miliardi di euro generati da attività non regolari. Seguono il Nordovest con 17,3 miliardi, il Centro con 14,5 miliardi e infine il Nordest con 12,4 miliardi. La Calabria si distingue per avere la quota più elevata di valore aggiunto prodotto dal lavoro nero rispetto al totale regionale (8,3%), seguita da Campania (6,9%), Sicilia (6,6%) e Puglia (6,2%).
Il settore dei servizi alle persone emerge come quello maggiormente affetto dal fenomeno dell’irregolarità lavorativa. In particolare colf e badanti rappresentano la categoria più esposta con un tasso di irregolarità che raggiunge il 42,6%. L’agricoltura segue al secondo posto con un tasso del 16,8%, mentre le costruzioni si posizionano al terzo posto con un tasso del 13%.
Il caporalato rappresenta uno degli aspetti più critici legati al lavoro nero in Italia. Questa pratica illegale sfrutta le condizioni vulnerabili delle persone più fragili come immigrati e donne in condizioni di estrema povertà. Il settore agricolo è particolarmente colpito da questa piaga sociale ed economica a causa delle sue specifiche caratteristiche operative.
Dopo la crisi economica scatenata dalla pandemia COVID-19 alcune aree del paese hanno visto l’infiltrazione delle organizzazioni criminali nell’economia locale attraverso pratiche coercitive volte a sottomettere i lavoratori stranieri ma anche italiani in condizioni vulnerabili.
Nonostante l’Italia abbia adottato misure legislative contro le pratiche commerciali sleali e le vendite sottocosto nel settore agroalimentare grazie alla direttiva UE recepita nel nostro ordinamento giuridico; permangono criticità legate all’esclusione dei conferimenti dei soci nelle cooperative e delle cessioni ai produttori agricoli dalle tutele previste dalla normativa vigente.
Questo panorama evidenzia quanto sia complesso e radicato il fenomeno del lavoro irregolare in Italia. Le soluzioni richiedono un approccio multidisciplinare che includa riforme legislative mirate ma anche interventi sociali capaci di proteggere i lavoratori più vulnerabili dall’essere sfruttati nell’economia sommersa.
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