Il deputato di sinistra non ha dubbi e sul ponte di Messina attacca il governo: l’ “ultimo decreto trasforma Stato in un bancomat”
Il dibattito sul Ponte sullo Stretto di Messina si infiamma ulteriormente a seguito delle dichiarazioni rilasciate dal deputato Angelo Bonelli, esponente di Avs (Alleanza Verdi e Sinistra), che non usa mezzi termini per descrivere l’ultimo decreto approvato dal Consiglio dei Ministri riguardante il progetto. Secondo Bonelli, ciò che è stato deciso rappresenta una vera e propria vergogna legislativa, con implicazioni preoccupanti per la gestione delle risorse statali.
La critica principale sollevata da Bonelli riguarda la natura quasi “intoccabile” del progetto del Ponte sullo Stretto. Il parlamentare denuncia una sorta di immunità concessa all’opera, che sembra procedere senza incontrare ostacoli significativi, nonostante le numerose controversie e i dubbi sollevati da più parti in merito alla sua fattibilità e sostenibilità.
Il nucleo della polemica si concentra sulla recente modifica apportata al decreto relativo al ponte. Originariamente era previsto rispettare una certa scadenza (il 31 luglio), ma l’ultima revisione ha introdotto la possibilità di approvare il progetto esecutivo per stralci funzionali. Questo cambiamento è visto da Bonelli come un escamotage per bypassare gli ostacoli procedurali e normativi, dato che – a suo dire – un’opera complessa come il ponte non può essere suddivisa in parti indipendenti senza comprometterne l’integrità.
Approfondendo la sua critica, Bonelli suggerisce che tale manovra servirà principalmente a facilitare gli espropri e alcune opere accessorie minori con investimenti limitati. Ciò permetterebbe agli enti coinvolti di avviare ufficialmente il contratto generale da 14 miliardi di euro con il consorzio Eurolink, attivando così un meccanismo finanziario ingente senza avere concrete garanzie sulla realizzabilità dell’intero progetto.
Un altro aspetto fortemente criticato riguarda le modifiche normative introdotte dal decreto che eliminano i limiti agli aumenti dei costi dell’opera e rimuovono la necessità dei pareri del Consiglio di Stato. Questo scenario preoccupante viene descritto da Bonelli come una sorta di Far West legislativo ai danni degli italiani, dove lo Stato assume comportamenti tipici delle istituzioni finanziarie erogando risorse senza adeguati controlli sulla destinazione finale o sull’effettiva realizzazione dell’opera.
Nel suo comunicato stampa finale, Angelo Bonelli non manca di sottolineare l’apparente reticenza del Governo nel rendere pubbliche queste modifiche normative attraverso i canali ufficiali di Palazzo Chigi. Tale omissione informativa aggiunge ulteriori allarme su quello che viene percepito come un tentativo di limitare la trasparenza nelle decisioni politiche ed economiche relative a uno dei più controversi progetti infrastrutturali del Paese.
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