Sai cosa sono le cartelle esattoriali e quand’è che non devi pagarle? Devi fare molto attenzione alle diciture che trovi!
Le cartelle esattoriali sono strumenti utilizzati dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione per recuperare i crediti vantati nei confronti dei contribuenti, siano essi privati cittadini o aziende. Questi crediti possono derivare da imposte non pagate, contributi previdenziali, multe o altre sanzioni amministrative. Quando un contribuente non paga spontaneamente quanto dovuto, l’Agenzia delle Entrate-Riscossione interviene notificando una cartella esattoriale, che costituisce un’intimazione formale al pagamento entro un determinato periodo.
Una cartella esattoriale contiene diverse informazioni chiave. Abbiamo l’importo dovuto che include l’ammontare originario del debito, gli interessi di mora e le eventuali sanzioni aggiuntive. Poi la motivazione del debito che specifica la natura del debito (tasse, contributi, multe, ecc.). Vengono riportati anche i termini di pagamento dove si indica la scadenza entro la quale il pagamento deve essere effettuato per evitare ulteriori sanzioni. Infine ci sono le modalità di pagamento, dove si forniscono le istruzioni su come effettuare il pagamento, sia tramite banca che online. Ciò che non sai però è che ci sono casi in cui non sei tenuto a pagare la cartella esattoriale, devi solo fare attenzione alle diciture.
Nel marzo del 2024, il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Riscossione, introducendo nuove regole per la gestione dei debiti fiscali. Questo provvedimento mira a semplificare il recupero dei crediti e a fornire soluzioni più flessibili ai contribuenti in difficoltà economica. Nonostante le misure di stralcio e rottamazione introdotte negli anni precedenti, i risultati ottenuti non sono stati soddisfacenti. Il nuovo Decreto Riscossione infatti prevede diversi miglioramenti:
Inoltre se ci sono errori e irregolarità è possibile richiedere l’annullamento di una cartella esattoriale. Infatti, anche un piccolo errore nella compilazione della cartella può renderla illegittima. Errori comuni includono cifre sbagliate, dati anagrafici errati o importi non corretti. La cartella deve essere notificata tramite pec registrata nei pubblici elenchi. Se l’indirizzo pec non è valido o non registrato, la cartella può essere annullata. Infine, i debiti fiscali hanno un termine di prescrizione, oltre il quale non possono più essere richiesti. Se una cartella è emessa oltre questo termine, può essere annullata.
Ma come fare per richiedere l’annullamento? Esamina attentamente la cartella ricevuta per individuare eventuali errori o irregolarità. In seguito rivolgiti direttamente all’ente creditore, come l’Inps o l’Agenzia delle Entrate, per chiedere la correzione dell’errore. Se l’ente accoglie la richiesta, invierà una comunicazione all’Agenzia delle Entrate-Riscossione per procedere con l’annullamento. In caso di controversie più complesse, è possibile fare ricorso all’autorità giudiziaria competente. Se il giudice dà ragione al contribuente, l’ente dovrà annullare il debito. In caso di mancata adesione alla decisione del giudice, si può avviare un “giudizio di ottemperanza” per ottenere l’applicazione della sentenza.
Una dicitura importante da cercare nella cartella esattoriale è quella che indica la prescrizione del debito. Se la cartella riporta che il debito è prescritto, ciò significa che l’Agenzia delle Entrate non ha più il diritto di esigere il pagamento. La dicitura potrebbe essere simile a: “Debito prescritto ai sensi dell’articolo X del Codice Civile”. È fondamentale verificare sempre la presenza di questa dicitura, poiché potrebbe esonerarti dal pagamento.
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