Il mondo del lavoro è cambiato ma alcune situazioni non sono di certo migliorate: è ancora troppo lo sfruttamento minorile
In un mondo che si fregia di progresso e sviluppo, la piaga dello sfruttamento lavorativo dei minori rimane una macchia indelebile che affligge in particolare il settore agroalimentare.
Una realtà amara che vede bambini e adolescenti costretti a lavorare nei campi per produrre il cibo che quotidianamente arriva sulle nostre tavole, spesso all’insaputa dei consumatori europei. Secondo un’analisi della Coldiretti basata sui dati dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO), sette bambini su dieci tra coloro che nel mondo sono sfruttati lavorano nei campi agricoli.
Sfruttamento minorile: un fenomeno globale
Questa situazione non riguarda solo paesi lontani o meno sviluppati; i prodotti alimentari coltivati con il lavoro minorile provengono da diverse parti del globo: dalle banane del Brasile al riso birmano, passando per le nocciole turche e i fagioli messicani fino ad arrivare al pomodoro cinese, alle fragole dall’Argentina e ai gamberetti tailandesi.
Di fronte a questa drammatica realtà, una prima risposta concreta è venuta dall’approvazione da parte del Parlamento Europeo di un regolamento proposto dalla Commissione per vietare l’accesso al mercato comunitario delle merci ottenute dal lavoro forzato, inclusivo di quello minorile.
Questa misura rappresenta una svolta importante nella lotta contro lo sfruttamento dei minori nel settore agroalimentare. Tuttavia, affinché sia realmente efficace è necessario che tale divieto venga esteso anche agli accordi commerciali internazionali.La Coldiretti pone l’accento anche sugli accordi commerciali come potenziali veicoli di prodotti ottenuti attraverso lo sfruttamento del lavoro minorile.
In particolare viene citato il Mercosur, l’accordo di libero scambio attualmente in trattativa tra l’Unione Europea e alcuni Paesi sudamericani (Argentina, Brasile, Paraguay Uruguay e Venezuela). Sono numerosi i casi segnalati di utilizzo del lavoro minorile nella produzione di ben noti prodotti agricoli come uva, fragole e caffè in questi paesi.L’impegno delle istituzioni europee rappresenta un passaggio fondamentale verso la soluzione del problema ma non può essere sufficiente senza una crescente consapevolezza da parte dei consumatori.
È essenziale promuovere stili di consumo responsabili ed etici che favoriscano la scelta di prodotti le cui filiere sono libere dallo sfruttamento lavorativo dei minori. Solo così sarà possibile esercitare una pressione concreta sul mercato globale affinché si orientino verso pratiche più giuste ed equilibrate. Lo sfruttamento lavorativo dei minor nel settore agroalimentare sia un problema complesso e diffuso a livello globale. La strada verso la sua eradicazione richiede uno sforzo congiunto tra istituzioni internazionali, imprese e cittadini impegnati in scelte consapevolmente etiche.