Il dibattito intorno alle elezioni europee continua, ed un sociologo della comunicazione ha definito la figura dello Youtuber europarlamentare come un “voto di protesta dei giovani”.
In un’epoca in cui la distanza tra le generazioni sembra sempre più marcata, emerge una nuova figura nel panorama politico europeo che potrebbe rappresentare un vero e proprio punto di svolta. Parliamo degli youtuber che decidono di candidarsi alle elezioni, portando con sé non solo milioni di follower ma anche una nuova concezione della politica e del suo ruolo nella società.
A Cipro, Fidias Panayiotou, un giovane youtuber 24enne seguito da 2,6 milioni di persone, si è candidato come indipendente alle recenti elezioni europee. Il suo successo è stato sorprendente: si è piazzato al terzo posto, superato solo dai marxisti-leninisti e dal centrodestra. Questo fenomeno non può essere ignorato o sottovalutato; rappresenta la voce di una generazione che si sente esclusa dalle dinamiche politiche tradizionali e cerca nuove vie per esprimere il proprio malcontento.
Secondo Massimiliano Panarari, sociologo della Comunicazione e professore all’università di Modena e Reggio Emilia, il voto ottenuto da Panayiotou può essere interpretato come un voto di protesta. Nonostante l’assenza di una proposta politica strutturata da parte dell’youtuber cipriota, il suo successo evidenzia una chiara volontà antisistemica. La sua candidatura viene vista come “impolitica” o apartitica ma riesce comunque a catturare l’attenzione dei giovani votanti.
L’emergere delle cosiddette “celebrity politics” segna un cambiamento significativo nel modo in cui la politica viene percepita dalla popolazione. In un contesto in cui molti ritengono che la politica tradizionale non sia più in grado di risolvere i problemi quotidiani delle persone, diventa fondamentale il ruolo della visibilità e della notorietà. Gli youtuber entrano in questo scenario come figure capaci di attrarre l’attenzione grazie alla loro fama sul web e alla percezione pubblica di essere “uno di noi”, non compromessi con i sistemi tradizionali del potere.
Panarari suggerisce che l’appoggio a figure simili a quella dell’youtuber cipriota possa essere considerato temporaneo o legato specificamente alla durata della legislatura corrente. Tuttavia, questo fenomeno solleva interrogativi importanti sulla natura volubile dell’impegno politico dei giovani oggi e sulla loro ricerca disperata per trovare rappresentanti che li facciano sentire compresi ed inclusi in processi decisionali dai quali spesso si sentono esclusi.
L’esempio cipriota dimostra quanto sia profondo il divario generazionale nelle nostre società contemporanee mediterranee e quanto sia urgente trovare nuovi modelli per coinvolgere attivamente le generazioni più giovani nella vita politica. La sfida sarà quella di capire se fenomeni come quello osservato possano effettivamente contribuire a rinnovare la partecipazione democratica o se rimarranno semplicemente episodi isolati nell’ampio panorama politico europeo.
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