Forse non tutti sanno che l’erogazione della NASPI è legata a nuove disposizioni, che se non vengono rispettate, si rischia di perderla.
Da sempre, l’indennità NASPI rappresenta un sostegno importante per i lavoratori italiani in situazioni di disoccupazione involontaria. Tuttavia, dall’8 maggio scorso, sono entrati in vigore alcune modifiche significative che non possono passare inosservate.
Queste nuove disposizioni, sancite dal Decreto Legislativo numero 60 del 7 maggio 2024 e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale numero 105, impongono ai beneficiari della NASPI una serie di obblighi e adempimenti, al fine di evitare la revoca o la riduzione dell’indennità stessa.
Uno dei cambiamenti più rilevanti riguarda l’obbligo di iscrizione alla piattaforma SIISL (Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa), precedentemente riservata ai beneficiari del Reddito di Cittadinanza e del Supporto Formazione e Lavoro. Questa piattaforma gestisce il reintegro sociale e lavorativo dei beneficiari di sussidi statali, e ora anche i percettori della NASPI devono registrarvisi. La mancata adesione comporta la perdita del diritto all’indennità.
Una volta iscritti, i beneficiari della NASPI devono eseguire una serie di obblighi, tra cui la compilazione di un curriculum, la sottoscrizione di un patto di servizio, un patto di attivazione digitale e un patto di lavoro, oltre alla partecipazione obbligatoria a tutte le convocazioni dei Centri per l’Impiego e ai corsi formativi. Il mancato rispetto di tali obblighi può comportare penalizzazioni sull’indennità o la sua revoca definitiva.
Un aspetto importante riguarda il calcolo dell’indennità stessa, che può generare dubbi e perplessità tra i beneficiari. La NASPI viene calcolata sulla base degli ultimi quattro anni di lavoro, considerando il 75% della retribuzione lorda. Tuttavia, vi è una formula specifica da applicare e un tetto massimo di indennità mensile, che nel 2024 è di 1.550,42 euro. Questo significa che, anche se il lavoratore ha maturato una retribuzione lorda considerevole, l’indennità erogata dall’INPS potrebbe essere inferiore a quanto atteso.
Ad esempio, se un lavoratore ha accumulato una retribuzione lorda di 73.800 euro nei quattro anni precedenti e ha diritto a 142 settimane di NASPI, il calcolo dell’indennità spettante comporta diverse fasi. Inizialmente, si divide la retribuzione lorda per il numero di settimane di NASPI assegnate, quindi si moltiplica per un coefficiente fisso. Nonostante ciò, anche se alla fine risulta una cifra più alta, l’importo risultante non può superare il tetto massimo mensile stabilito dall’INPS.
È importante comprendere questo processo di calcolo per evitare sorprese sulla cifra effettivamente erogata dall’INPS. Nel caso esposto, il lavoratore avrebbe diritto a 2.250,38 euro al primo mese di liquidazione, ma l’indennità massima erogabile mensilmente nel 2024 è di 1.550,42 euro.
Le nuove regole della NASPI impongono agli interessati una maggiore responsabilità e trasparenza nel rispetto degli obblighi e nell’interpretazione del calcolo dell’indennità. È fondamentale comprendere appieno queste disposizioni per evitare la perdita o la riduzione del sostegno finanziario, garantendo così una transizione più agevole verso nuove opportunità lavorative.
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