Può capitare che un esercente rifiuti il pagamento con monete da 1 o 2 centesimi, ma è una pratica corretta? La legge chiarisce.
Come ormai noto, dal 2018 la Commissione Europea ha scelto di fermare la coniazione delle monete da 1 o 2 centesimi. Il motivo? Sono considerate poco utili, scomode ed eccessive. Tuttavia, ad oggi, milioni di persone si ritrovano ancora moltissime monete di questo tipo nel portafoglio.
Il motivo? Ancora troppi punti vendita applicano prezzi come 1,99 euro, che implicano necessariamente il resto di un centesimo, o in alternativa, il pagamento con questi importi.
Tuttavia, quando il caso è l’opposto, ossia il cliente prova a pagare di sua spontanea volontà con questo tipo di monete, il pagamento potrebbe venire rifiutato dall’esercente. Ma cosa c’è di corretto in tutto questo? La legge, anche stavolta, fa chiarezza sulla questione.
Nessuno le vuole più, compresi gli esercenti. Tuttavia, questi tagli continuano a girare, generando un certo scompiglio tra clienti e punti vendita. In realtà, il rifiuto delle monete da 1 o 2 centesimi in negozio è un’illegalità nei confronti del cliente, esattamente come la negazione del pagamento con il Pos per importi bassi.
Massimiliano Dona, Presidente di Consumatori.it, lo ha spiegato chiaramente in un video sui suoi canali social, cercando di sensibilizzare i consumatori sui loro diritti e sulle ingiustizie che spesso subiscono senza rendersene conto.
Il D.L. 24 aprile 2017, n. 50, convertito in legge il 21 giugno 2017, ha stabilito che dal 1° gennaio 2018 l’Italia ha sospeso il conio delle monete da uno e due centesimi. Tuttavia, questo non significa che le monete esistenti abbiano perso valore. Infatti, la legge prevede l’arrotondamento per eccesso o per difetto al multiplo di cinque centesimi più vicino quando si paga in contanti:
Nonostante questo arrotondamento, il corso legale delle monete da uno e due centesimi rimane valido, secondo le norme applicabili. In altre parole, i consumatori possono utilizzare queste monete per raggiungere la cifra richiesta quando pagano in contanti.
Quando un esercente rifiuta di accettare le monete da uno e due centesimi, sta commettendo un illecito nei confronti del consumatore. Anche l’argomentazione che questi tagli non siano più accettati dalle banche è falsa. Come spiegato da Dona, e confermato dal testo legislativo, le monete da uno e due centesimi mantengono il loro valore economico e possono essere versate in banca qualora si volesse.
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