Il leader dei 5 Stelle sembra orientato a non accettare l’invito di Bruno Vespa a Porta a Porta: ecco perché ha rifiutato il confronto in tv.
Si avvicinano le elezioni europee dell’8-9 giugno e come di consueto infotainment e politica spettacolo vanno a braccetto inaugurando la stagione dei duelli televisivi in televisione. Dopo mesi di trattative Porta a Porta è riuscito a organizzare il confronto Meloni-Schlein. L’atteso faccia a faccia tra la premier di FdI e la leader del Pd andrà in onda il prossimo 23 maggio.
Quello tra Meloni e Schlein non era l’unico duello destinato a essere ospitato nel salotto televisivo di Bruno Vespa. A seguire doveva esserci un altro incontro per ravvivare la campagna elettorale: quello tra i due ex alleati ai tempi del governo gialloverde, ovvero Matteo Salvini e Giuseppe Conte.
A quanto pare però il capo politico dei Cinque Stelle avrebbe declinato garbatamente l’invito di Vespa. Cosa è successo? Perché il leader del Movimento 5S ha rifiutato di andare a Porta a Porta? Ecco che informazioni in merito vengono presto fornite. Scopriamo di più.
Smacco per Conte: i motivi del “gran rifiuto” del leader M5S all’invito di Vespa
A fare delle ipotesi sul “gran rifiuto” dell’avvocato del popolo è stata l’irriverente Dagospia, che come al solito non ha risparmiato gli affondi pungenti sulle vere motivazioni della rinuncia di Conte al duello in tv col leader del Carroccio. Per quale motivo Conte non vuole confrontarsi con Salvini da Vespa?
Anche Conte e il ministro delle Infrastrutture avrebbero dovuto “scontrarsi” il 23 maggio, dopo il confronto tra Meloni e Schlein. Così facendo però Conte e il M5S si vedrebbero mettere in seconda fila rispetto a Elly Schlein e al Partito Democratico.
Insomma, l’idea di essere relegato «tra i leaderini di serie B», scrive la salace Dagospia, non va giù a Conte. I pentastellati sarebbero convinti che Vespa abbia scelto come anti-Meloni la meno temibile Schlein – almeno nei giudizi dei 5S – per favorire la premier.
Un vero e proprio smacco quindi per Conte che accettando di confrontarsi col secondo leader della maggioranza accetterebbe implicitamente di essere considerato il secondo leader dell’opposizione. Ruolo questo che va stretto all’ex premier che mira a guidare le forze avverse al governo capitanato da Giorgia Meloni.