A distanza di quasi due secoli dalla scomparsa del compositore Ludwig van Beethoven, emerge un dettaglio che potrebbe svelare il motivo della sua sordità.
Solo in quelle crudeli freddure, in quei colmi che non fanno ridere, si potrebbe sentire di un musicista che diventa sordo, eppure questa non è una battuta ma è la storia di Ludwig van Beethoven, musicista e compositore tedesco, uno dei più grandi talenti della sua epoca che, a meno di 30 anni d’età, quando stava per raggiungere un successo inimmaginabile, inizia a soffrire di ipoacusia, che sfocerà poco dopo in totale sordità.
Una storia che chiunque conosce molto bene, grazie a libri di storia o a racconti di autori che alla figura di Beethoven hanno dedicato opere di vario genere, come il mangaka Osamu Tezuka col suo “Ludwig”. Fra tre anni, saranno passati esattamente duecento anni dalla morte di uno dei compositori più rivoluzionari di sempre e, forse solo ora, si sta riuscendo a venire a capo della causa della malattia che lo afflisse.
Negli ultimi mesi, è stata svolta una ricerca da due studiosi americani e un appassionato australiano, che si sono fatti esecutori materiali di una delle volontà espresse da Ludwig van Beethoven su letto di morte: scoprire quale fosse la causa della sua malattia o, forse sarebbe meglio dire, delle sue malattie. Perché se tutti sanno che Beethoven soffriva di ipoacusia, non tutti sono a conoscenza di altre condizioni che lo affliggevano come crampi addominali continui, flatulenza e diarrea.
William Meredith, direttore del Centro Beethoven allaSan Jose State University, l’uomo d’affari australiano Kevin Brown e Paul Jannetto della Mayo Clinic hanno dunque unito le forze per arrivare in fondo a questa storia e, proprio di recente, i risultati sono stati pubblicati sulla rivista Clinical Chemistry. La ricerca è partita dall’analisi di due ciocche di capelli appartenenti al compositore che si sono rivelate provvidenziali.
Secondo quanto riportato nei risultati della ricerca, a provocare tutti questi problemi sarebbe stata l’elevata quantità di piombo presente nei capelli del compositore che, dalle analisi, è risultata essere 4 volte superiore ai livelli standard di sicurezza. Oltre a quello, sono stati trovati anche arsenico e mercurio in quantità. Ora c’è solo da capire da dove possa essere arrivato il piombo.
La risposta arriva da Jerome Nriagu, esperto in avvelenamenti da piombo nella storia e professore emerito alla University of Michigan, secondo cui il piombo assunto da Beethoven si trovava nel vino: a quel tempo, era uso comune utilizzare il piombo per rendere più dolce il vino a buon mercato, una bevanda che il compositore consumava in grandi quantità. È ormai noto l’aneddoto secondo cui, ormai su letto di morte, Beethoven chiedesse agli amici di assumere il vino da un cucchiaino, ritenendo che avesse degli effetti benefici.
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